Satelliti e armi in grado di vedere attraverso i muri. Anche di notte. O dentro una caverna. Facile da usare e da trasportare: per intenderci, anche all'aperto, tipo in alta montagna, magari con la neve. Come l'Afghanistan di Bin Laden. Roba da fantascienza? Niente affatto: deve essere pronto e consegnato, in quantità industriali, entro un anno, un anno e mezzo al massimo. Mandare una proposta al più tardi la vigilia di Natale. Il prezzo fatelo voi: non c'è limite.
Messo di fronte alla nuova realtà della lotta al terrorismo, il Pentagono ha guardato dentro i suoi arsenali e ha scoperto che sono pieni di aerei senza pilota e satelliti spia, ma vuoti di strumenti contro l'antrace o il gas nervino. Ha guardato nei cassetti e si è ritrovato con sofisticati progetti di bombe teleguidate e caccia imprendibili, ma nulla che aiuti un normale poliziotto a individuare un terrorista o a inseguire un singolo sospetto. In larga misura, non è successo per caso: la scelta di "abbandonare, più o meno, l'uso degli esseri umani come fonti primarie di raccolta di informazioni è stato il risultato di una scelta deliberata" ammette il generale Hugh Shelton, che ha appena lasciato, per la pensione, il posto di capo di Stato maggiore delle forze armate americane.
Ma, adesso, il Pentagono ci ripensa e sbaracca, d'un colpo, tutto l'elefantiaco apparato burocratico degli appalti, per cui è famoso in America. Sul suo sito Internet destinato alle imprese, è comparso una sorta di bando di concorso a procedure eccezionali, nel deliberato tentativo di allargare al massimo e semplificare la partecipazione. L'idea, spiega un funzionario dell'Ufficio Acquisti, Tecnologie e Logistica, è di saltare la solita cerchia di grandi fornitori dell'industria militare e far entrare nella partita imprese che non guardano, di solito, al Pentagono come cliente: aziende anche piccole, ma innovative.
Nel suo bando, il Pentagono elenca 38 richieste di nuovi sistemi e tecnologie. Alcuni sono pensati per incastrare Bin Laden in Afghanistan o sgominare un covo di terroristi in Somalia. Ma molti sono destinati ad entrare nella vita quotidiana degli americani, per sorvegliare aeroporti o grandi magazzini. Per esempio, una comoda macchina della verità portatile, da mettere al check in degli aeroporti: "Lei ha una bomba in valigia?" e attenti a cosa succede al vostro battito cardiaco. Alcuni sono tiri alla cieca, vaghi e generici, nella speranza che qualcuno sia capace davvero di tirare fuori un'idea brillante per un "sistema di database e motori di ricerca, in grado di classificare e rintracciare comportamenti sospetti", non meglio specificati.
Oltre alla macchina della verità per aeroporti e stazioni ferroviarie e ai software contro i "comportamenti sospetti" , i militari americani cercano "sensori in grado di sorvegliare obiettivi militari e civili" . Anche tecnologie di "riconoscimento facciale" : in sostanza, un sistema informatico che confronti, in tempo reale, i volti che scorrono davanti alla telecamera collocata a un incrocio o a un casello autostradale, con un database di persone ricercate o sospette. Un sistema video per pedinare una persona: nonostante quello che ci fa credere Hollywood, oggi non esiste un modo di sorvegliare - da satelliti o da elicotteri - un singolo individuo.
Anche un sistema audio: individuare una persona sulla base della sua voce. O della lingua che parla: insensibile alle accuse di razzismo, il Pentagono vorrebbe specificamente un sistema che riconosca, sulla base di spezzoni di 1030 secondi di conversazione, se uno parla Pashtu, Farsi (le lingue più diffuse in Afganistan) o anche arabo o urdu pakistano.
Altre richieste sono più direttamente militari. Una corazza multiuso, ovvero un giubbotto antiproiettile, ma anche anticoltello. Una sentinella elettronica, di orecchio fino e che non si addormenta mai: un sistema di allarme, a base elettromagnetica o acustica, che avverta i soldati americani dell'arrivo di un veicolo o semplicemente nemici a piedi.
Una richiesta è specificamente pensata per l'Afghanistan dei Taliban e di Al Qaeda: un radar o un sonar che scopra caverne e tunnel. Il terzo gruppo di richieste riguarda la minaccia del bioterrorismo. Il Pentagono si è accorto di non avere strumenti, facili da utilizzare e sufficientemente distribuiti, per sventare un attentato chimico o batteriologico, senza ricorrere a tutta la batteria di attrezzi di un vero e proprio laboratorio scientifico. Quindi, vuole un semplice rivelatore, a pile (specifica il bando), per capire se una certa quantità d'acqua è contaminata. Un altro, più complesso, rivelatore dovrebbe segnalare rapidamente se un sospetto ha maneggiato possibili strumenti terroristici: ad esempio, ha nel sangue gli anticorpi dell'antrace, mostra deboli segnali di radioattività o di aver usato certe sostanze chimiche. Il Pentagono pensa anche a sistemi di allarme che individuino agenti chimici o batteriologici pericolosi, prima che vengano rilasciati in un attentato: un rivelatore di gas nervino all'ingresso della metropolitana, ad esempio.
Nonostante l'aria futurista, molti di questi progetti sono rapidamente realizzabili, dicono all'Ufficio Acquisizioni, o con la quantità di fondi sufficiente o adattandoli dall'uso civile. Un database della compravendita di materiali pericolosi non è tecnicamente difficile: richiede, soprattutto, volontà e mezzi per crearlo. E tecnologie come il riconoscimento facciale sono già sul mercato: esiste finanche una Associazione Internazionale dell'Industria Biometrica.
FONTE - ricercatoridifenomeniinspiegabili.blogspot.it |
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