Echelon - tutti i segreti del sistema di spionaggio piu' potente al mondo
Ricerche di Emiliano Babilonia
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Parla l'ex spia che denunciò la rete Usa
"Complimenti, mi avete trovato. Una spia che viene scoperta da un giornalista è una bella umiliazione". Per arrivare all'orecchio di Echelon bisogna attraversare fiumi rianimati dai ghiacci appena sciolti e distese chilometriche di un verde accecante.
Fred Stock apre la porta, sorride con uno sguardo malinconico come il laghetto che si intravede dalla casa in legno. E' un uomo alto e biondo sui quarant'anni, con la faccia da vecchio ragazzo ribelle. "Venite per sapere di più di Echelon, immagino.
Il grande fratello, come lo chiamate voi in Europa. Finalmente avete scoperto che esiste, che la vostra vita è un codice seriale in un computer che ascolta, e ora avete paura. Potete stare tranquilli: è troppo tardi per intervenire".
Stock ha il cinismo che si conviene a un'ex spia. Per quindici anni ha lavorato al Cse, il servizio segreto canadese, come operatore alle comunicazioni top secret. Ha vissuto attaccato al ricettore di Echelon, la rete di satelliti spia organizzata dagli Stati Uniti, con l'appoggio di Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda.
La sua carriera è iniziata in una base dell'Artico spiando Breznev e si è conclusa con le telefonate in Vaticano e le email dei guerriglieri di Greenpeace. Nel '93 è diventato il primo pentito di Echelon. Ha presentato denunce in parlamento e alla corte per i diritti umani. Senza di lui la storia di Echelon sarebbe ancora nascosta nei sottoscala degli 007.
Stock vive riparato nei boschi dell'Ontario, in una località che chiede di mantenere segreta per sicurezza. Due anni fa, dopo aver accettato di fare un'intervista con il giornale danese Ekstra Bladet, ha ricevuto pesanti minacce e ha deciso di chiudersi nel silenzio. Tra qualche giorno i riflettori torneranno su di lui. Le sue rivelazioni sono agli atti dell'inchiesta europea su Echelon che sarà approvata giovedì a Bruxelles.
Il destino ha voluto che lui, giocatore d'azzardo sul tavolo dei ritrovati tecnologici, abitasse accanto a una piccola comunità di mormoni che si sposta su carrozze a cavallo, rifiuta tv e telefono. "Echelon doveva essere il guardiano del villaggio.
Lo hanno trasformato in un cannibale" dice mentre prepara un rhum e coca.
Quel giorno c'erano soltanto freddo e neve a Ottawa. L'esercito aveva mandato in strada le giubbe rosse per spalare un po' del muro di ghiaccio che l'inverno aveva innalzato. La sede del Cse, il Communication service establishment, in Heron Road, era deserta. Fred Stock si ricorda bene quella desolazione. Era da poco tornato dalla base nelle Bermuda: "Caldo e mare. Due anni a sentire le sfuriate di Fidel Castro, controllare le fughe dei dissidenti cubani. Uno spasso, puro divertimento".
I colleghi lo chiamavano quick ear, orecchio-lampo. In pochi minuti smaltiva pile di intercettazioni: telex, telegrammi, stralci di conversazioni radio, lettere confidenziali tra diplomatici, foto di basi militari. Nel centro di Ottawa, una delle cinque basi mondiali di Echelon, lavoravano 50 operatori.
Tremila messaggi al giorno. Quasi tutta la documentazione riservata era inviata a Fort Meade: la sede sede dell'agenzia segreta Nsa, la National Security Agency. "Ci siamo sempre sentiti il fratellino minore degli Usa che doveva fare il dirty job, il lavoro sporco". Quel giorno, il 7 febbraio 1990, il lavoro sporco veniva da Roma.
Un cardinale e un funzionario palestinese parlavano della visita di Arafat in aprile. C'erano i dettagli del colloquio, l'idea di proclamare Gerusalemme capitale di tre religioni. Stock fu sorpreso: "Ehi, che diavolo ci facciamo noi con il Papa?".
Lo guardarono come un povero ingenuo. Di lì a poco arrivò l'identikit dell'equipaggio di una nave di Greenpeace a largo di Mururoa: "Cosa abbiamo contro gli ecologisti?" chiese ancora. Adesso, mentre ricorda, ha la faccia ironica: "Non avevo capito che era cominciata un'altra guerra, quella per il controllo delle comunicazioni".
Stock ha disertato la nuova battaglia. Da quel giorno è diventato il pentito di Echelon.
Non c'è bisogno di scomodare Orwell per capire come funziona il grande fratello inventato dalla Nsa, l'agenzia che gli americani chiamano scherzosamente Never say anything (non dite mai nulla). "E' stata un'idea di Reagan, è lui che dobbiamo ringraziare" sostiene quick ear. Il presidente repubblicano impose una svolta al vecchio patto Ukusa, l'accordo siglato tra Usa e Gran Bretagna nel '48 per la Sigint (signal intelligence). Gli Usa hanno iniziato a inviare nello spazio i Vortex, nuovi satelliti spia, installati sopra all'equatore. Così, è nato il progetto P145, ovvero Echelon, specializzato sulla Comint (comunication intelligence, i messaggi via satellite). Stock prova orgoglio quando racconta il progresso di allora.
"Mi sembrava una cosa grandiosa. Pensate che già dal 1984 con una di queste antenne in orbita potevamo filmare un francobollo caduto per terra a Tokyo".
Oggi ci sono 120 satelliti spia che lavorano per Echelon. E a terra c'è Cray II, l'ultima creatura della Nsa: un cervellone elettronico capace di trattare 2 milioni di messaggi ogni ora. Telefonate, fax, email. Stock sorseggia uno strano rhum canadese alle spezie. "In teoria Echelon può arrivare dappertutto. Ma non è detto che lo faccia".
Fruga nelle tasche per trovare una sigaretta. Sul braccio destro ha tatuato un rimorchiatore della marina reale canadese. E' lì, nel porto di Halifax, che ha iniziato la carriera militare. Il 1978, altri tempi. "Mi insegnarono che c'erano i buoni e i cattivi. Che noi occidentali eravamo alleati per combattere l'impero dei sovietici".
Nel '90 era già diventata preistoria.
Con un dispaccio a tutte le basi Echelon il vice ammiraglio della Nsa William Studeman annunciava: d'ora in poi i paesi della comunità europea dovranno essere classificati come nemico. "L'Europa un nemico! Quando ho chiesto delucidazioni al mio capo, Gerry Godin, mi sono sentito rispondere: "Dovresti aggiornare il significato della parola"". Mitterrand, Kohl, Cossiga erano sempre più presenti nelle intercettazioni che apparivano sui pc di Ottawa. Altri nomi erano sigle di aziende: Airbus, Thomson, Alenia. E la ragnatela si è allargata fino a catturare i gruppi sociali "ribelli" come Greenpeace, Amnesty International e anche la Croce Rossa.
Il flusso di informazioni che varca l'atlantico per Ottawa e Fort Meade parte dalla Gran Bretagna. Nello Yorkshire, ci sono duecento ettari che assomigliano a un aeroporto degli ufo, una distesa di sfere bianche puntate verso il cielo.
E' Menwith Hill, la più grande centrale di spionaggio del mondo.
"Mi ricordo dell'Italia" dice Stock. "La sorveglianza si è intensificata dal '91, con la crisi dei Balcani".
La corruzione dell'amministrazione italiana era documentata da tempo, ancora prima che esplodesse tangentopoli. "Ogni tanto ci occupavamo anche di mafia, ma sempre meno".
Stock torna prudente, smette di parlare. Squilla il telefono: è suo fratello. Vuole sapere se ci sono problemi in casa. "Due anni fa, sono venuti due agenti della Cse.
Me li sono trovati dentro il salone, per fortuna ero al telefono. Io sono fatalista, ma la mia famiglia ha sempre paura che mi accada qualcosa".
La commissione che indaga su Echelon, guidata dall'eurodeputato tedesco Gherard Schmidt, potrebbe decidere di chiamare Stock come teste. "Non andrò.
Sono stanco di questa storia, parlare non è servito a niente, soltanto a distruggere la mia vita".
Dopo le prime contestazioni ai metodi di spionaggio di Echelon, Stock è stato mandato dallo psichiatra. "Ho subìto almeno quindici visite. Mi veniva da ridere quando lo strizzacervelli mi chiedeva che tipo di problema avevo: faccio la spia, ecco il mio problema!".
Nel '93 Stock, che non è sposato né ha figli, è stato licenziato dalla Cse. Appena ha preso contatto con alcuni parlamentari canadesi, è stato convocato a Ottawa. "Un'offerta di 50mila dollari canadesi (80 milioni di lire, ndr) per farmi tacere.
Ho rifiutato". Oggi vive con un'indennità statale. "Non trovo un posto neanche come commesso. Faccio il colloquio e mi prendono ma poche ore dopo arriva una telefonata e chissà perché cambiano idea". Stock ha un computer in camera: naviga per ore su Internet, l'unico collegamento con il mondo. "A Bruxelles non andrò: se esco non mi fanno più rientrare in Canada". Non si sente un Robin Hood, però vorrebbe che ci fosse uno sceriffo in questa foresta, anche se è il primo a non crederci. "Pensate veramente che questo scandalo nasca per difendere la privacy dei cittadini? Balle.
Gli europei hanno creato questo clamore per sviare l'attenzione e costruirsi la propria Echelon. Passato il polverone, tratteranno alla pari con gli Stati Uniti.
Il potere sulle comunicazioni è l'ultima prova di supremazia". Il computer segnala una nuova email: un amico inglese gli propone di scrivere un libro su Echelon. Ride: "Che dite? Faccio rispondere il mio ex capo? La mail sarà passata prima per il suo tavolo".
Stock torna serio: "Non siate paranoici: tecnicamente non possiamo essere controllati tutti. Echelon oggi è usato come la bomba atomica: è un ottimo deterrente".
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